La chiesa parrocchiale
La piazza di Ampezzo vive l’abbraccio della sua Chiesa Parrocchiale, che accoglie paesani e villeggianti con le opere dell’arte e dell’ingegno della comunità carnica. Un luogo di raccoglimento, dove partecipare ad una funzione o vivere l’incontro con lo spirito della comunità locale.
La Chiesa parrocchiale di Ampezzo ha una lunga storia che risale al 1785, quando i parrocchiani decisero di erigerne una nuova, demolendo e recuperando i materiali della precedente. Il progetto fu realizzato dal barnabita Mario Cortenovis (1735-1798), nel 1799 la struttura architettonica era già completata, sotto la direzione dei lavori di Angelo Schiavi. I lavori proseguirono nel corso dell’Ottocento e grazie al lascito di Daniele Antonio Nigris venne completato l’altare maggiore: nel 1868 la Chiesa venne inaugurata e consacrata alla beatissima Vergine del Rosario e a San Daniele Profeta contitolare. Ma nel 1898 restavano ancora da terminare i lavori della facciata, gli altari di marmo in sostituzione dei quelli lignei e l’organo. Il 22 Agosto del 1900 la commissione eletta dai capofamiglia decise il completamento della facciata che fu eseguito con il lavoro volontario dei parrocchiani, completato nel 1901.
La Chiesa accoglie le opere di alcuni artisti locali: i due altari in legno dorato (appartenenti alla chiesa precedente alla ricostruzione) sono opera di Giovanni Snaidero, intagliatore e pittore di cui si hanno notizie della prima metà del Seicento. Il pittore ampezzano Marco Davanzo (1872-1955) dipinse il Cristo e i fregi del timpano. Elia D’Aronco realizzò l’altare della Beata Vergine (benedetto nel 1903). Nel 1909, grazie alle offerte dei fedeli, fu acquistata una statua della Madonna di Lourdes realizzata nella bottega altoatesina di Ferdinando Demetz e collocata in una grotta ricavata nel muro dallo scalpellino veneziano stabilitosi ad Ampezzo Giuseppe Rosada, che praticò nel muro un’apertura che lasciasse filtrare la luce naturale.
La storia dell’altare di sinistra, ha interesse documentario più che artistico: nel 1917 la parrocchia era stata consacrata al Sacro Cuore di Gesù per impetrare la pace e le famiglie ampezzane con il contributo della Cassa Rurale ordinarono a Roma una statua di cartone da collocarvi, ma l’invasione bloccò l’iniziativa che potè essere portata a termine solo nel 1919, quando una celebrazione corredata da banda e spettacolo cinematografico festeggiò il ritorno dei reduci e la consacrazione dell’altare.
L’altare maggiore fu probabilmente progettato, contemporaneamente alla ricostruzione della chiesa, da Lorenzo Aloi gemonese; la realizzazione in marmo fu affidata nel 1822 a Giacomo Pischiutti, anch’egli gemonese: Si ritiene che il tempietto centrale sia stato aggiunto posteriormente grazie al lascito di Daniele Antonio Nigris.
La chiesa ospita numerose altre opere frutto dell’arte artigiana locale: i candelabri in ferro battuto, gli stalli di noce del coro e le stazioni della Via Crucis.
Il pittore carnico Giovanni Moro (1877-1949) fu l’autore della decorazione pittorica della Chiesa: Cristo Re circondato dai 12 apostoli sulla lunetta della parete di fondo, San Daniele nella fossa dei leoni e il Trionfo della Beata Vergine del Rosario nelle pareti laterali furono inaugurati nel 1938; nel corso del 1939 Moro proseguì la decorazione della Chiesa con la Disputa del Santissimo Sacramento in cui figurano Raffaello, Dante, Michelangelo, Manzoni e Leonardo Da Vinci. Nei riquadri verso la navata centrale trovano posto 14 raffigurazioni di santi, frutto del contributo delle famiglie del paese.
Nella cappella feriale sono conservati alcuni quadri di Nicola Grassi (1682-1748) il più noto pittore carnico del Settecento: San Daniele nella fossa dei leoni, una Madonna Addolorata e l’Estasi di San Domenico.
Per altre informazioni e notizie sulla chiesa e le sue opere si rimanda alla guida Le chiese di Ampezzo, disponibile in loco.